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Viaggiare leggeri.

Tra le infinite cose che si sperimentano nella vita, quasi tutto è inutile.  Superfluo, temporaneo, ingannevole, distorcente. Alla fin fine, le personalità complesse o egocentriche (i sensibili sono ormai estinti) affondano perché non riescono a scrollasi di dosso ciò che è accaduto loro. Soprattutto, non riescono a gettare via il ricordo di quelli che li hanno fregati. Detto in due parole, bisogna viaggiare leggeri. Tantissime cose a cui davamo un’importanza capitale cinque o dieci anni fa, ora non contano più un cazzo. E quelle a cui diamo importanza oggi, beh…,finiranno allo stesso modo nel grande immondezzaio universale.

Fregarsene di tutto, dunque, e al tempo stesso godere della vita come di un avvenimento positivo.

Ah sì, e dimenticare chi ci ha fregato. Senza sognare infinitamente di farlo soffrire e sanguinare, di schiacciarlo, di umiliarlo. Senza vivere un’unica, infinita scena di tortura al rallentatore, con la telecamera mentale che indugia sul momento in cui lui/lei morde la polvere.

Quel bastardo.  Quella puttana. Quell’arrogante.

Quella persona che manco si ricorda il nostro nome, insomma. Ah, ma noi non ci siamo dimenticati il suo, potete ben giurarlo. Come faremmo senza quella preziosa ossessione? In fondo è rassicurante. Una compagnia fedele, che ci aiuta a trovare un elemento di routine nelle nostre giornate.

Viaggiare leggeri. Stingere tutto quello che c’è nella mente, perché non esiste più. Il tempo stinge a tal punto ricordi, persone e situazioni che potremmo aver vissuto la vita di un altro senza saperlo. I nostri passati sono, più o meno, tutti intercambiabili.

 

BUON ANNO A CHI SE LO VUOL MERITARE.

Buon anno a tutti quelli che vogliono un 2015 diverso dal loro 2014, me in primis. E a tutti quelli che vogliono dimostrare, per una cazzo di volta, di aver imparato qualcosa dall’anno appena passato. Me in primis.

Vi lascio con l’esortazione di un noto maestro di vita.

 

Buon anno nuovo.

Nel grembo del mondo giace il seme di un nuovo Sole.

Oggi è il 2 gennaio del 2014 secondo il calendario gregoriano.  Attenendoci al calendario islamico, invece,  ci troveremmo nel 1392. Sapere in che anno siamo sulla base degli oscuri computi di qualche bellicosa fede mono- o politeista, tuttavia, non ci è poi di grandissimo aiuto.  Raramente il nostro equilibrio emotivo ed intellettuale concorda con calendari e ricorrenze. Anzi, spesso si sviluppa un (voluto o non voluto) anticonformismo del cuore, che ci porta ad essere tristi a Natale, decisamente allegri ad Ognissanti e piuttosto indifferenti alla Pasqua. Parlo dal punto di vista di chi è stato condizionato in tenera età ad adorare un Dio unico, ovviamente.  Sotto sotto, credo che il computo degli anni serva solo a generare angoscia. Ci ricorda mortalità ed invecchiamento. Possiamo però computare gli anni in modo personale, ovviando a questo problema. Nel mio caso, il 2012 del calendario gregoriano è stato l’Anno della Sofferenza. Un male mi si è formato dentro, lampante, e non potevo più nascondermi da esso. L’anno successivo è stato quello del Disastro – il male ha dispiegato pienamente tutti i propri effetti -, e quello che comincia ora sarà l’Anno della Rinascita. Fisica, spirituale, intellettiva ed emotiva. Nessuno dei quattro aspetti verrà trascurato. La frase che funge da titolo mi è venuta in mente passeggiando alle 6 del mattino di Capodanno, in preda a un freddo scarsamente cortese.  Mi sembra buona come qualsiasi altra per celebrare l’inizio,  e sicuramente migliore di molte che ho già udito. L’Anno comincia ora, e porterà lontano, molto lontano.