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PIANGO, PALUDI DI PAROLE FATTE FANGO.

Il Soviet Supremo, preposto alla gestione di questo strumento figlio del turbocapitalismo spinto (c.d. Weblog) per decreto della XXXIV Segreteria del Partito Rimpiantista, Maniaco-Depressivo e Vittimista, ordina la sospensione giornaliera delle normali attività di blogging. La grande guerra per l’infiltrazione nelle strutture mediatiche del mondo occidentale, al nobile scopo di sovvertirle dall’interno, si vede oggi costretta a cedere il passo. Uno dei nostri funzionari, evidentemente al soldo delle mercificanti, decadenti e lagnose potenze stranieri, è entrato nella Sala Comandi (tutti i blog hanno una segreta e onnipotente Sala Comandi. Credete che dietro queste rassicuranti lettere vi sia un uomo solo, magari un pò depresso, che scrive accanto al fuoco? Sciocchi!! Ecco perchè la Cina vi rompe il culo!) ed ha modificato l’Ordine Pianificato dei Post, deciso nel corso dell’elaborazione del XVII Piano Settennale. Che il suo nome sia maledetto, e dimenticato: i nemici del popolo non hanno diritto ai ricordi. Domani, questo traditore controrivoluzionario sarà in viaggio verso un Centro di Rieducazione ubicato a Merano di Romagna (Daghestan Meridionale). Nel frattempo, ci vediamo costretti a pubblicare i suoi deliri capitalistico-egotistici. Non leggete, compagni! Ricordatelo: il vero militante segue le direttive del Partito, si spacca di canne, tromba le tipe coi rasta, si spacca ancora di canne, esce a San Lorenzo e vive a Monti, vede un paio di film di Truffaut per credersi qualcuno, scopa trentenni annoiate, va in vacanza a Barcellona, s’incravatta, passa dalle canne alla cocaina e continua a seguire le direttive del Partito. Il trionfo del Depressivismo arriverà solo seguendo queste illuminate direttive, non traditeci!

Avrei voluto trovare parole migliori, e gesti migliori.  Avrei voluto ridere di più. Guarda che ne sono capace, sai? E so anche fare ridere! So essere caustico, vulcanico, a tratti incontenibile come un fiume in piena. Nessuno l’avrebbe detto, osservandomi da bambino, ma ho ci provo gusto ad essere un animale da palcoscenico. Posso essere arrogante, ambizioso, egomaniaco. Che è meglio di come sono adesso. O di come mi sono comportato con te. In tua presenza, al telefono, ascoltando la tua voce o guardando semplicemente una tua foto. Se non mi fossi pianto addosso, se non fossi stato lì a lamentarmi per quella serie infinita di sciocchezze? Cosa sarebbe successo? Forse avrei potuto cambiare tutto. Ho imparato che, effettivamente, è come dicono. la tua attitudine verso il mondo lo cambia; puoi modificare la realtà attorno a te, essere libero, essere felice.  Puoi persino provare a stare con chi desideri.  Come diresti tu: it’s always too late. Troppo tardi per provare, troppo tardi per cambiare. Tu sei già oltre, nemmeno ti scorgo in lontananza. Una possibilità svanita. Una persona splendida che sfuma pian piano.  Il suo volto si aggiunge alla lunghissima galleria dei ricordi.  D’ora in poi abiterai il crocevia fra ricordo, incubo e rimpianto. Un’orrida landa popolata dalle ombre delle possibilità sfumate. Lì, assieme a tutte voi, vivranno anche i futuri che ho gettato via.  Li ho soffocati nella culla, perchè troppe volte ho scelto di non scegliere: e così, pian piano, ho fatto della mia vita un deserto. Una devastazione totale, implacabile, realizzata senza pianificazione o sforzi particolari: è bastata l’inerzia a far scivolare i miei passi, pian piano, verso questo limbo.  Ora sto finalmente riuscendo a completare l’opera. Forse, it’s always too late anche per questo. Chi lo sa? Forse avrei dovuto ammazzarmi tanto tempo fa. Come diceva quel tale, meglio morire al culmine delle proprie potenzialità, affinchè gli altri possano ricordarci come un talento sfumato, anzichè lasciarci raggiungere dalla fine quando, grigi e curvi, avremo già deluso ogni aspettativa. Ma per quello, it’s always too late.

Nel grembo del mondo giace il seme di un nuovo Sole.

Oggi è il 2 gennaio del 2014 secondo il calendario gregoriano.  Attenendoci al calendario islamico, invece,  ci troveremmo nel 1392. Sapere in che anno siamo sulla base degli oscuri computi di qualche bellicosa fede mono- o politeista, tuttavia, non ci è poi di grandissimo aiuto.  Raramente il nostro equilibrio emotivo ed intellettuale concorda con calendari e ricorrenze. Anzi, spesso si sviluppa un (voluto o non voluto) anticonformismo del cuore, che ci porta ad essere tristi a Natale, decisamente allegri ad Ognissanti e piuttosto indifferenti alla Pasqua. Parlo dal punto di vista di chi è stato condizionato in tenera età ad adorare un Dio unico, ovviamente.  Sotto sotto, credo che il computo degli anni serva solo a generare angoscia. Ci ricorda mortalità ed invecchiamento. Possiamo però computare gli anni in modo personale, ovviando a questo problema. Nel mio caso, il 2012 del calendario gregoriano è stato l’Anno della Sofferenza. Un male mi si è formato dentro, lampante, e non potevo più nascondermi da esso. L’anno successivo è stato quello del Disastro – il male ha dispiegato pienamente tutti i propri effetti -, e quello che comincia ora sarà l’Anno della Rinascita. Fisica, spirituale, intellettiva ed emotiva. Nessuno dei quattro aspetti verrà trascurato. La frase che funge da titolo mi è venuta in mente passeggiando alle 6 del mattino di Capodanno, in preda a un freddo scarsamente cortese.  Mi sembra buona come qualsiasi altra per celebrare l’inizio,  e sicuramente migliore di molte che ho già udito. L’Anno comincia ora, e porterà lontano, molto lontano.